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Calabria PATATE

Azienda Agricola Vizza Michelina

26, Contrada Favali 87040 Parenti (CS)

Partita Iva: 02329960781

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STORIA: LA COLTIVAZIONE DELLA PATATA IN CALABRIA, IN ITALIA E NEL MONDO

La Calabria, con più di 1.300.000 quintali di patate raccolte annualmente, è una delle principali regioni italiane del settore, circa il 70% di queste vengono prodotte sull’altopiano in alta quota. La coltivazione della patata in Calabria ha una lunga storia confermata da numerose testimonianze, le prime documentazioni della presenza della pataticoltura in Calabria risalgono alle statistiche del Regno di Napoli del 1811, indagine promossa da Giacchimo Murat nel periodo del suo insediamento nel Regno. 

 

Nel 1897, grazie al censimento agricolo sul raccolto dei grani, della biada e diversi altri prodotti, relativamente al comune di Parenti, si apprende che all’epoca era riservata alla coltivazione della patate una vasta superficie di oltre 140 ettari. A metà degli anni cinquanta, viene costituito il "Centro di moltiplicazione e selezione delle patate da seme" (CE.MO.PA.) che si occupava principalmente di diffondere semi certificati. Negli anni ottanta, l’altopiano calabrese è divenuto uno dei principali produttori di patate da seme certificate a livello nazionale. Alcuni studi alla fine degli anni ‘80 (1988) testimoniano che l’Altopiano era tra i maggiori bacini di produzione di patate da semina registrando l’ampiezza media più grande in assoluto degli appezzamenti. La coltivazione della patata nel territorio di Parenti ha da sempre rappresentato una grande risorsa per le comunità locali.

In Italia, dov'era stata introdotta dal granduca Ferdinando II dei Medici in Toscana, la patata ebbe a lungo scarsa fortuna tanto che, fino al 1580, fu usata solamente come pianta per ornare i giardini. Si racconta che a capirne il potenziale fu lo scienziato Alessandro Volta, che ne promosse la conoscenza presso il mondo scientifico. A fine settecento tutte le accademie agrarie del Veneto ne sostengono la coltivazione, che ha luogo soltanto in via sperimentale. Pur essendo inserita nel vitto delle guarigioni militari, la patata fino al 1830-40 è usata in modo esclusivo come cibo per gli animali.  Nella seconda metà del 1700 iniziarono coltivazioni su larga scala in diverse regioni italiane, principalmente nelle zone degli archi appenninici e alpini. Numerosi testi della prima metà dell'800 rivelano però che la patata stentava ad affermarsi, perché veniva ancora considerata cibo per poveri e, quindi, era disprezzata dalla borghesia.

 

La patata, pianta erbacea della famiglia Solanaceae, è un ortaggio originario di alcune regioni del Perù, della Bolivia e del Messico, la cui coltivazione era praticata dalle civiltà Incas ed Azteca. La presenza della patata nelle zone più elevate della regione andina risale al secondo millennio A.C. (Avanti Cristo). La storia della patata iniziò sulla cordigliera delle Ande, vicino al lago Titicaca, tra Bolivia e Perù, a 3800 metri sul livello del mare. Le popolazioni di cacciatori e coltivatori, che popolavano il continente sud americano da 7000 anni, iniziarono l’addomesticamento delle piante silvestri della patata, che si trovavano in abbondanza vicino al lago. Con il passare del tempo, la patata divenne uno degli alimenti principali degli Inca, che ne svilupparono oltre 60 varietà differenti per adattarla ai diversi ambienti delle regioni da loro abitate. Quest'abbondanza di varietà permetteva loro di coltivare il tubero in luoghi e climi molto differenti: dalle zone aride alla costa, passando per valli lussureggianti e terminando su cime alte fino a 4000 m. Gli Inca per primi, hanno messo a punto alcune tecniche di disidratazione della patata al fine di conservare il prodotto in condizioni estreme, la patata veniva essiccata e costituiva così una risorsa di scorta.

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